UN BUON WHISKY CON CARLO ALBERTO MENON
É una giornata strana, anche se sveglio da poco, la gravità
mi spinge ancora di più tra le morbide lenzuola, giù, quasi ad un sonno
forzato..
Così, quasi per bisogno o necessità interiore mi volto a
guardare la sveglia.. Sono le sette, altri cinque minuti..
Mi alzo, dopo poco più di un ora mi ritrovo ad aver finito
di prendere il caffè al solito bar, pago, ringrazio e mi avvio ad aprire il
negozio..
Il tempo passa in fretta.. Adoro il mio lavoro, guardo
l'orologio, le 13.00..
Sono così rispettoso del lavoro altrui, che a quell'ora il
locale sembra svuotarsi da solo, come se gli altri sapessero che odio
disturbare chiunque si debba fermare per la pausa pranzo..
Ma i miei clienti mi conoscono, indirettamente sanno come la
penso, e con molto charme, rispettano me, e le mie particolarità..
Oggi é venerdì, in pochi sanno che non ci sarò nel
pomeriggio e nella giornata di domani; ma per missione, per passione anche
questa volta prenderò un aereo, questa volta per Treviso.
Appena atterrato in aereoporto trovo il mio amico Carlo ad
aspettarmi, questa sera ci beviamo una "cosa assieme".. dopo tante
chiacchiere via chat, abbiamo l'occasione di degustare qualcosa che piaccia
all'altro...
Io berrò una non filtrata, ma a lui farò bere un buon whisky
torbato, che poi sta benissimo con un buon tabacco speziato nei suo atom..
Tante chiacchiere, arriviamo al pub.. ordiniamo, lui per
me..ed io per lui.. E mentre si scherza e parla del futuro del vaping, io parto
con le mie solite domande.. Il mio intento é quello di scoprire la sua anima..
che dopo un buon whiskey arriva sciolto..
DA COSA NASCE LA TUA VOGLIA DI FARE "IMPRESA" NEL
SETTORE VAPING?
In realtà la mia non era voglia di fare impresa. Sono
cresciuto in una famiglia dedita alla meccanica da generazioni, che mi ha
indotto con naturalezza a vedere il modo in cui le cose sono progettate e
costruite, prima che di possederle e utilizzarle. Così ho chiari ricordi di
aver usato il mio tavolo da disegno (ne ho uno fin da quando avevo 8 anni) e
gli utensili che avevo a disposizione per creare una versione personale di
molti oggetti, fin da bimbo. Gli altri ragazzini avevano un fucile
sparaelastici in plastica? Io me lo costruivo in legno, per fare un esempio.
Sono quindi cresciuto con l’abitudine di realizzare da me i miei giocattoli e
la cosa si è evoluta indipendentemente dalle tirature: ho fatto yoyo in leghe
speciali che usavo personalmente quando facevo gare (primi articoli su cui ho
posto il marchio Oxygène) che sono stati apprezzati in tutto il mondo, ma anche
un basso elettrico in titanio e plaxiglas, pezzo unico, che tuttora strimpello.
Se qualcosa mi appassiona e mi scatta l’idea di realizzarne
una versione mia, perché ritengo di poterla fare e che abbia senso di esistere,
provo a farla. Che poi abbia successo “imprenditoriale” o meno, è cosa che ha
importanza secondaria. La realizzo principalmente per esserne il primo
utilizzatore.
QUANDO HAI CAPITO, CHE CIO' CHE FACEVI ERA DAVVERO UNA COSA
BUONA? CHE LA GENTE VOLEVA UN TUO PRODOTTO?
Nel vaping dici?
SI CARLO SCUSAMI NON SONO STATO PRECISO.
Beh, se vogliamo definire “una cosa buona” come quella che
“la gente vuole” (così lascia intendere la domanda, ma per me non vi è perfetta
concatenazione tra le due cose) credo che la risposta tu già la conosca: l’ho
capito con Vampire. Finito di dare un padrone ai 100 pezzi di Vampire I che
credevo concludessero il progetto (tant’è che si chiamava semplicemente
Vampire, non Vampire I), la domanda è stata tale da indurre quelli che
all’epoca erano i pochi (forse 500? Ma neanche...) membri del mio gruppo su
Facebook a tenere spontaneamente e autonomamente la conta di chi avrebbe voluto
che producessi altri pezzi. Per me all’epoca l’idea di rimettermi al lavoro era
impensabile: la gente fatica a saperlo ma produrre 100 articoli composti da diverse
parti, unendo il lavoro di macchinari sofisticati a quello manuale, è un
salasso sia in termini di costi che di energie. Ma vedere con che ordine, con
che comprensione e con che rispetto questi ragazzi mi seguivano e cercavano di
farmi percepire il loro sostegno, mi ha toccato e mi ha fatto decidere di
intraprendere di nuovo lo sforzo. Magari migliorando qualcosa: ecco che è nato
Vampire II. Poi le conferme non sono mancate, tanto che ho dovuto produrne
ulteriori lotti, ma quello fu il momento che mi fece sentire più fiero e di
quello che avevo realizzato e della qualità umana di chi mi circondava.
QUANTO É IMPORTANTE IL RISPETTO PER TE?
Posso dilungarmi un po’?
Ad un età in cui un insegnamento non si traduceva in mera
comprensione, ma poteva ancora essere recepito tanto profondamente da plasmare
intimamente anche il carattere, ho intrapreso la pratica del Kendo, cui tuttora
mi dedico. Il mio Maestro, per mia somma fortuna purosangue giapponese, mi
invitò fin da subito a porre particolare attenzione sul significato di tutte
quelle arti marziali giapponesi che portano nel loro nome il suffisso -do
(Judo, Kendo, Aikido, Iaido, ecc... anche Karate è forma contratta di
Karate-do), che genericamente definiamo Budo. La mera tecnica che nel parente
Bu-jutsu è intesa senza mezze misure a distruggere l’avversario, in queste arti
viene traslata in altro: da strumento di morte, diviene mezzo per comprendere i
propri limiti e giungere così a una consapevolezza di vita. Svolgiamo pratiche
che ci mettono davanti a situazioni in cui è la nostra personale reazione che
dobbiamo imparare a controllare. Ecco che chi abbiamo di fronte non è più un
avversario, bensì un indispensabile compagno che ci consente di vivere
situazioni a cui non sappiamo a priori come reagiremmo. Gli dobbiamo
gratitudine e rispetto, perché senza di lui non esisterebbe il nostro
apprendimento. E ciò anche nell’estremo caso in cui si comportasse
scorrettamente; d'altra parte noi non sbagliamo mai? Ed abbassandoci ad essere
a nostra volta scorretti, miglioreremmo forse qualcosa? Siamo l'uno lo specchio
dell'altro, in fondo. E' un po' come le bevande che abbiamo sul tavolo, che ci
siamo scelti reciprocamente, capisci? Solo se scelgo per te il meglio posso
aspettarmi che tu faccia altrettanto per me.
Quell’inchino che vediamo fare agli atleti prima di un
incontro in queste arti si chiama “Rei”, che, seppur riduttivamente (ci
vorrebbe un saggio per approfondirne il significato) tradurrei nell’espressione
di un “grato rispetto”. Pur con vissuti diversi, due entità si trovano a
offrirsi l’una all’altra non in una banale sfida, ma in una condivisione volta
al reciproco apprendimento, in cui entrambe mettono l’anima non per
sopraffarsi, ma per dare la miglior espressione di sé. E il Cuore espresso in
Rei dovrebbe essere tanto forte quanto lo era in scontri all’ultimo sangue, in
cui l’avversario avrebbe idealmente potuto essere, senza altre
alternative, l’ultima persona che avremmo visto sulla terra oppure
una nostra vittima. In ambo i casi una presenza molto importante nel
nostro reciproco passaggio terreno, no?
Con questa formazione, tu puoi capire come veda io il
rispetto. Fondamentale.
Per fare un esempio spiccio e ricondurmi in modo più pratico
alla domanda, io non so che sacrifici fa un mio determinato cliente per
permettersi un mio prodotto; lui non sa che sacrifici faccio io per
offrirglielo. In questo scenario, è facile capire come reciproco rispetto sia
più che dovuto.
Purtroppo viviamo tempi ricchi di egoismi e superficialità
ed è ben difficile che il nostro stile di vita ci faccia recepire le nobili
evoluzioni delle tradizioni che ho descritto. Mi ferisce notare spesso commenti
ignoranti e irriverenti. Però, da aspirante buon praticante di Budo, non posso
che cercare di continuare nella via della correttezza e guardare a dove posso
migliorare io, piuttosto che lamentare le pecche degli altri. Perché nella
convivenza, esattamente come in un incontro, siamo gli uni lo specchio degli
altri.
Ottimo il whiskey che mi hai scelto. Spero che tu stia
godendo altrettanto la mia birra.
COSA CONSIGLI ..O MEGLIO QUAL'È UN CONSIGLIO CHE TI SENTI DI
DARE A CHI METTE PASSIONE IN QUEST'HOBBY CHE É LO SVAPO?
Consiglio di non farlo diventare una mania. Svapando con un
qualsiasi sistema decente abbiamo già molto più di quanto avevamo fumando, non
solo negli ovvi termini di salute, ma anche in quelli di appagamento. A
contatto con gli appassionati, percepisco da parte di molti un senso di
insoddisfazione che li porta a cercare troppo freneticamente un qualcosa che in
realtà già hanno. Molti mi sembrano formiche che brancolano nervose. Per
carità, la ricerca del meglio è positiva, ma può avvenire con tutto il tempo
del mondo, prendendo in primo luogo coscienza di cosa si preferisce, senza
dover forzatamente correre a prendere ad occhi chiusi l’hardware all’ultimo
grido. Piuttosto andrebbe sempre cercata opportunità di condivisione reale,
stringendo legami veri che consentano anche di provare dal vivo box,
atomizzatori e liquidi. La mania di acquisto compulsivo che spesso riscontro
denota per me la trasformazione di un vecchio malato vizio in un altro.
Abbiamo un’opportunità che da fumatori non avevamo, ossia
quella di condividere una passione e quindi aggregarci e stringere amicizie.
Non sviliamola con banale ricerca di soddisfazione materiale. Cerchiamo
qualcosa di più profondo.
Il tempo passa, ed i bicchieri si svuotano, ne susseguono
altri e come vecchi amici ci si confida, si entra più nella vita privata..ma
non é luogo di svelare ciò che sicuro Carlo ci presenterà.. diceva Jan Greshoff
.."un opera d’arte rivela la presenza di un segreto, non il segreto
stesso".
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